Comportamento normale e patologico

M.C. Escher, Relatività, 1953

Come si distinguono i comportamenti normali da quelli patologici?

Come vengono categorizzati e diagnosticati i comportamenti patologici?

Come possono venir compresi e modificati i comportamenti patologici?

James Hansell e Lisa Damour in Psicologia clinica (2007) suggeriscono 6 fondamentali punti:

  1. L'importanza del contesto nel definire e comprendere la patologia.
    Si può categorizzare un comportamento come patologico solo se si considera il contesto situazionale in cui avviene: comportamenti normali in un contesto potrebbero essere patologici in un altro. Inoltre, i comportamenti patologici sono solitamente più comprensibili quando vengono inseriti nel contesto della storia e degli eventi della vita. Variabili del contesto demografico come l'età, il genere, la cultura e la classe sociale, influenzano la definizione, la classificazione, la spiegazione e il trattamento dei comportamenti patologici.
  2. Il continuum, tra comportamento normale e patologico.
    I sintomi comportamentali ed emotivi si collocano su un continuum che va da lieve a grave, e molte forme di patologia sono versioni esagerate di sentimenti e comportamenti normali. La linea che divide il comportamento normale da quello patologico non è mai completamente chiara, ma il campo della psicopatologia ha sviluppato dei criteri che aiutano a effettuare tale distinzione.
  3. Il relativismo storico e culturale nel definire e classificare la patologia.
    La definizione e la classificazione del comportamento patologico variano considerevolmente fra culture diverse e fra periodi storici diversi. Occorre fare molta attenzione nel definire in modo assoluto e universale cosa costituisce un comportamento normale e tener presente le variabili storiche e culturali attraverso le quali si osserva il concetto di patologia.
  4. I vantaggi e i limiti della diagnosi.
    Come per altri campi scientifici, anche la psicologia clinica si basa su un sistema di classificazione dei suoi oggetti. Questi sistemi diagnostici anno il vantaggio di facilitare il trattamento, la ricerca e l'insegnamento della psicologia clinica ma hanno anche il limite di iper-semplificare problemi complessi e una diagnosi di malattia mentale che può essere stigmatizzante e demoralizzante per la persona che la riceve.
  5. Il principio di causalità multipla.
    Tutti i disturbi mentali comprendono una molteplicità di cause: alcune predisponenti, altre precipitanti; alcune psicologiche, altre biologiche; alcune intere alla persona, altre esterne. Ogni prospettiva teorica costituisce un contributo importante per la psicologia clinica e ci si muove sempre più verso spiegazioni e trattamenti che combinano componenti derivanti da varie teorie.
  6. La connessione tra mente e corpo.
    Una completa comprensione della psicopatologia richiede la valutazione della connessione tra mente e corpo. Le anomalie cerebrali possono causare sintomi emotivi e, per contro, lo stress emotivo può causare sintomi fisici. Spiegare e trattare il comportamento patologico deve sempre tenere conto della relazione interattiva tra il funzionamento psicologico e quello fisico.

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